Via
degli Abati 2016 – da Borgotaro a Bobbio, 90 km in 4 giorni.
Intro
“Non
verbis sed herbis redeunt in corpora vires” dicevano gli antichi: questo è un
adagio adatto per i camminatori. I tuoi recenti studi ti hanno reso più consapevole
su quanto l’Uomo, nei secoli precedenti le scoperte della chimica, abbia
imparato a guarire i propri simili dalle malattie servendosi dei doni della
Natura. Anche il cammino in sé, ha delle proprietà curative.
Un nuovo viaggio a piedi, dopo quelli già intrapresi qualche anno
fa, vi ha fatto riscoprire l’attenzione ai particolari della pianificazione ed
alla preparazione dello zaino. Anche alla condivisione con gli altri amici,
quelli che comunque sarebbero rimasti a casa (per vari motivi). La Via degli
Abati è una sorta di passaggio a nordovest dei tempi del medioevo, la strada
seguita dagli Abati dell’Abbazia di San Colombano, fondata dal santo pellegrino
di origini irlandesi, su espressa indicazione del re longobardo Agilulfo. Gli
Abati la percorrevano per andare a Roma a prendere l’investitura papale; voi la
farete solo per passione, per scoprire da vicino un altro tratto di appennino
ignoto, di questa Italia che cela nel profondo dei boschi e delle valli i segni
di una civiltà ai più ancora sconosciuta.
Un po’ la colpa è anche di Guido, l’amico pellegrino che è
coautore di una guida molto dettagliata di questa antica via, che ti ha fatto
venire voglia di partire di nuovo e lasciare tutto per qualche giorno. In
realtà, non è così, perché porti con te i tuoi cari, nei tuoi pensieri. Così
stasera ti addormenterai pensando che domani, alla partenza, i vostri amici e
parenti saranno lì, in fila, a darvi il loro: “Buona strada!”
Camminare, scrivere, ma anche stringere nuove amicizie. E’ bello farlo in queste occasioni, quando la fatica cementa le emozioni vissute insieme, più di ogni altra forza.
Il pensiero, stamani alla partenza, è andato a Fabrizio: era
inevitabile. Lo rivedi spesso al tuo fianco, mentre salite per il bosco e ti
racconta della sua passione per i dipinti e gli oggetti d’antiquariato che non
sa più dove mettere, con i quali ha riempito perfino la casa di sua madre. Avevi
accennato anche a lui del progetto della Via degli Abati; forse sarebbe venuto
volentieri, con quel suo parlare gentile, da gran signore, un compagno molto
discreto. Se n’è andato, ormai un anno fa, senza neanche poterlo salutare. E
mentre ti chiedi ancora com’è possibile che sia successo tutto così in fretta,
lo immagini con la sua espressione sorridente e un po’ burlona, fermo lungo il
cammino mentre si cambia la camicia sudata. Non un pellegrino immaginario e
nemmeno uno strano sconosciuto che vi si affiancherà. Sarà il vostro quarto
compagno di cammino, quello invisibile agli occhi, ma non al cuore.
Dopo la scarpinata piena di saliscendi di ieri, i segni della fatica sono impressi anche sulle tue clavicole, marchiate dagli spallacci troppo rigidi del tuo zaino. Non delle vere e proprie stimmate, ma qualcosa che assomiglia ad un piccolo segnale di devozione verso chi ha creato la meraviglia dei posti in cui state passando. Ad ogni curva sbuca un tabernacolo, una chiesetta, addirittura una specie di piccola Lourdes, tutto in onore della Madre di Dio. Accendete un cero, con la speranza, forse un po’ troppo pagana, di avere una buona sorte.
Certi paesini assomigliano molto, almeno nelle abitazioni, ad alcuni luoghi toscani ben conosciuti, come Campotizzoro o Piteglio. Ti vengono in mente alcuni brani di un libro che di recente hai avuto modo di leggere. E’ stato scritto da un viaggiatore inglese che, alla fine dell’800, con la sua famiglia, ha fatto una vacanza nell’Appennino pistoiese e l’ha riportata in forma di diario. In particolare, condividi con lui questo passaggio:“ We have begun to realize that we are indeed living in the mountains, and the spirit of the Apennines enters into our hearths day by day…Truly it is a wondrous life in the mountains.” Quando sei in strada da qualche giorno, ti senti totalmente immerso nei luoghi in cui passi, come il vecchio Buendìa lo era nel suo albero. Che lo spirito dell’Appennino sia con voi!
3. Groppallo – Mareto (18 chilometri into the wild)
Perdersi nel bosco in un tratto della via (Francigena bis)? Sembrerebbe impossibile, ma a voi è successo. Anche di doversi attaccare al Gps dello smartphone per cercare la traccia del sentiero, oppure usare il più tradizionale carta e bussola, sono tutti espedienti insoliti per questa via. Così come doversi aprire il sentiero tra boschi e prati in fiore (così cari ad un animo sensibile come il vostro, tipico di quelli con la rinite allergica). Sono le incognite del cammino, quelle che lo rendono più intrigante e che vi fanno sentire più “into the wild” che mai. E perché non festeggiare San Luigi (in anticipo) in una trattoria a Farini?
Dopo tutta quella discesa, siete risaliti con ascese mozzafiato, senza pause. Sotto Bolderoni, in mezzo a campi pieni di grilli che cantano, guardandovi dietro le spalle, potete vedere lontano, come un miraggio, il cocuzzolo di Groppallo con la sua chiesa, che, come un faro in mezzo al mare, ha guidato i vostri passi in fuga verso l’altro monte, la Sella dei Generali, che raggiungerete domattina.
4. Mareto – Bobbio (22 chilometri finali)
Hai sempre pensato che i ponti fossero un mezzo di comunicazione tra i popoli, un segno di civiltà che resiste ad ogni evento. Se cadono, si ricostruiscono, ma di là si deve passare, comunque. Oggi, quando eri sul Ponte Gobbo, sotto l’effigie di San Colombano, hai pensato a quanti lo hanno attraversato prima di te, ed a quanto lo faranno d’ora in poi. “Panta rei” diceva Eraclito, non puoi bagnarti mai nella stessa acqua che scorre sotto il ponte. Se ci sono ponti, sotto, quasi sempre, scorrono dei fiumi.
La Via degli Abati potrebbe essere definita anche la Via dei Fiumi. Se ne attraversano molti lungo il cammino. Avete passato il Taro alla partenza e a tarda sera siete arrivati al Ceno, superato subito prima di Bardi. Dopo, il Nure a Farini, con i recenti segni del disastro ben visibili dal ponte, e avete guadato, non senza difficoltà, il Lobbia. Per ultimo avete scavalcato il Trebbia, prima di entrare a Bobbio. Guardando l'acqua che scorreva sotto di te, dalle arcate del Ponte Gobbo, così antico e irregolare, hai visto il tumulto delle onde che, come i tuoi sentimenti, stava portando via con sé tutte le emozioni vissute in questi giorni.
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